venerdì 16 maggio 2014

C'è sempre un' altra stagione...


Ieri sera al New York Stadium si è scritta la parola fine alla stagione del Preston North End, la mia quarta stagione da tifoso di questa squadra, la quarta stagione in cui ho capito come il football gira. Non conta il risultato, non contano gli acquisti, le prestazioni dei giocatori, le scelte del manager o la posizione in classifica. Stamattina però ho aperto gli occhi ed ho ripensato a ciò quello che è successo ieri sera. Una serataccia, la più brutta da quando seguo il PNE. Avevamo paura, ma ci credevamo. Credevamo di poter imporci contro il furbo e scaltro Rotherham e volare a Wembley a giocarci la promozione in Championship. Magari sarebbe stata sconfitta anche con l' Orient, ma già entrare per noi a Wembley sarebbe stato fantastico, un motivo di orgoglio e di corononamento di una stagione di molti alti e qualche evitabile basso.

Aperta nel miglior modo possibile con l' 1-0 al Blackpool e l'esordio in campionato in occasione del 125esimo anniversario della Football League e della vittoria degli Invincibles, si è chiusa con un destro alla bocca dello stomaco, di quelli che ti lasciano senza respiro e modo di reagire.

La rabbia sul web è impazzata. Valanghe di tweet contro Hume reo di essersi complimentato con gli avversari in un modo un pò troppo mieloso, ed un futuro messo sul banco degli imputati. La fase difensiva è un serio problema, e qualcuno vorrebbe la testa di Grayson e ripartire da un manager con tutt'altre qualità. Altri sono contrariati delle prestazioni di Jack King, Wright e Scott Wiseman, schierato a sorpresa esterno di centrocampo a quattro.

Una serataccia da dimenticare presto, ma che mi ha fatto capire cosa vuol dire fare parte della famiglia del Preston North End. Sul 3-1, al 98°, con i Millers in campo a festeggiare la vittoria (in modo anche discutibile), i northenders non hanno smesso mai di cantare, di gridare al cielo, fino alle orecchie di Sir Tom Finney, il proprio amore per la maglia bianca con l'agnello e la doppia PP. Agnello "stuprato" dai tifosi del Rotherham sui social network essendo stato ridisegnato agonizzante con la croce che lo infilza nella gola.

Cattivo gusto di una tifoseria senza cuore, di una squadra senza storia, tradizione, stadio anonimo con il nome di un centro commerciale americano e mentalità che non faticherebbe a sposarsi con quella che vediamo sui campi italiani di periferia.

Ma il God of Football esiste. Perciò ci ritroveremo l'anno prossimo in League One, e non correremo per andare a Wembley, ma per passarci in carrozza col trofeo da primi in classifica.

Siamo il glorioso Preston North End, orgogliosi di essero, anche quando siamo sconfitti.

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