Ringraziamo di cuore gli amici del blog "English Football Station" http://englishfootballstation.wordpress.com/ per questo bellissimo articolo riguardante la meravigliosa storia del Leggendario Preston North End.
Un racconto competente ed appassionato che siamo lieti di poter ospitare sulle pagine del nostro Blog.
Grazie quindi agli autori di questo fantastico blog per il permesso accordatoci per pubblicare il loro articolo sul blog dei GBS!
Buona lettura!
Preston, Lancashire. Questa comunità di 114.300 abitanti è, per molti versi, la capitale del Football. Ci arriveremo, prima però la consueta introduzione. Preston è il centro amministrativo del Lancashire, e il consiglio della contea ha sede proprio qui, nella città lambita dal fiume Ribble. Due i membri eletti al Parlamento di Westminster, e quindi due le circoscrizioni: Preston (attualmente seggio laburista) e Wyre and Preston (conservatore) Classica città del nord un tempo industriale, dove quando le fabbriche se ne sono andate hanno lasciato la scia di disoccupazione e terziario da reinventarsi, nativo di Preston era ad esempio Richard Arkwright, uno dei più famosi inventori che contribuirono a cambiareo la storia del mondo tramite l’industria. Preston come detto è però universalmente associata al football non tanto come invenzione del gioco, quanto all’epoca della creazione della Football League e delle leghe minori poi confluite in essa. Questo legame era, purtroppo diciamo era, testimoniato dal museo del calcio che proprio al Deepdale, lo stadio del Preston North End, aveva sede, sede che oggi invece è stata spostata 27 miglia più a sud, a Manchester, nuova capitale del calcio ma senza quel retrogusto romantico che aveva Preston. Il Preston North End è dunque simbolo della città, probabilmente la sua espressione più famosa, che andiamo a trattare.
Preston North End Footbal ClubAnno di fondazione: 1863
Nickname: the Lilywhites
Stadio: Deepdale, Sir Tom Finney Way, Preston
Capacità: 23.408
Nickname: the Lilywhites
Stadio: Deepdale, Sir Tom Finney Way, Preston
Capacità: 23.408
Il Preston North End nasce nel 1863 come cricket club: l’anno, tuttora preso come punto di partenza della storia, riguarda infatti la fondazione del club, che si è dedicato al calcio solo successivamente, come vedremo. Nell’estate del 1863 venne disputato il primo incontro di cricket del neonato team, che si tenne a “The Marsh” (la palude), un lembo di terra a ridosso del fiume Ribble nei pressi di Ashton-on-Ribble, per l’appunto. Ashton si trovava nella zona nord-ovest della città di Preston, la zona originaria della squadra che proprio a questo fatto deve il suffisso “North End”. Il trasferimento nella zona conosciuta come Deepdale non intaccò questa specificità geografica, visto che anch’essa si trova nel nord dell’abitato di Preston. Tornando alle vicende del club, va segnalato che, per supportare i costi di gestione della squadra di cricket (i membri si autotassavano di 2 pence a settimana) venne deciso che come secondo sport si sarebbe praticato il rugby, decisione che venne presa nel 1877, due anni dopo il trasferimento a Deepdale (1875). Una scelta fallimentare, visto che in città esisteva da anni un’altra squadra, il Preston Grasshoppers, la cui fama era inattaccabile dal neonato team rugbistico del North End. Questa volta saggiamente, venne deciso di adottare un altro sport che si stava diffondendo a macchia d’olio specialmente nel nord del Paese: il football, e come vedremo (ma come sapete) le cose andranno diversamente in questo caso. Ottobre 1878, il Preston North End giocò la prima partita di calcio della sua storia: una sconfitta per 0-1 contro l’Eagley FC. Il calcio prese piede, sebbene il cricket rimanesse come riempitivo nei mesi estivi, anche se i risultati tardarono arrivare, diciamo così: quando incontrarono il Blackburn Rovers la partita terminò 0-16, risultato quasi rugbistico. C’era da lavorarci su, insomma.
L’uomo della provvidenza si chiamava William Sudell, nativo di Preston, ex giocatore e poi presidente del club. Intuendo le potenzialità di quel meraviglioso giochino che chiamiamo calcio, decise di investire forze e denaro per portare a Preston giocatori di alto livello, pescando prevalentemente in Scozia, abitudine peraltro diffusa all’epoca; l’offerta formulata da Sudell consisteva in una quota per ogni match giocato a cui andava aggiunto un posto di lavoro nell’area di Preston, anche questa pratica comune specie nel Lancashire. Insomma, un semi-professionismo che suscitò le ire di alcuni club, tra cui l’Upton Park che giunse a Preston per un match di FA Cup 1884. Il North End uscì dalla coppa, ma trovò l’appoggio di altre 36 squadre del nord che minacciarono l’abbandono della Football Association per crearsi la propria associazione; la FA fu così costretta a legalizzare il professionismo: era il 1885, e niente sarebbe stato più come prima. Sulla spinta di tale decisione, infatti, presero forma le idee di creare leghe comprendenti le più importanti squadre del Paese, la principale delle quali fu la Football Association, fondata nel 1888 per iniziativa di un dirigente dell’Aston Villa e a cui venne invitato anche il Preston North End. D’altronde era impossibile da escludere la squadra del Lancashire, che aveva già mostrato in FA Cup la forza del proprio undici, un undici che passerà alla storia come The Invincibles e questo dice praticamente tutto: Nick e Jimmy Ross, David Russell, Geordie Drummond, tutti scozzesi, tutti tremendamente abili col pallone tra i piedi. A loro si aggiungevano alcuni giocatori locali, come Bob Holmes e Fred Drewhurst.
Nemmeno il tempo di una stagione e il Preston North End entrò subito nella storia del calcio inglese, vincendo il primo campionato di Football League senza nemmeno una sconfitta (solo l’Arsenal riuscirà a eguagliare il primato più di un secolo dopo) a cui aggiunse anche la FA Cup, completando così il primo Double della storia. Tra l’altro la coppa, vinta in finale per 3-0 contro il Wolverhampton Wanderers, vide il Preston non subire nemmeno un goal, questo sì il vero record ineguagliabile. Il campionato venne conquistato anche la stagione successiva, primo back-to-back della storia ma anche ultimo titolo per i Lilywhites, che conosceranno da lì in poi solo secondi posti (ben sei). Prima di continuare però, va reso omaggio agli Invincibles, un undici che da lì in poi verrà smantellato ma che ha segnato la storia del club e del calcio, elencando come esempio la formazione che conquistò la FA Cup 1889:
Robert Mills-Roberts (WAL)
Bob Howarth (ENG)
Bob Holmes (ENG)
George Drummond (SCO)
David Russell (SCO)
Johnny Graham (SCO)
Jack Gordon (SCO)
Jimmy Ross (SCO)
John Goodall (ENG)
Fred Drewhurst (ENG)
Sam Thomson (SCO)
Bob Howarth (ENG)
Bob Holmes (ENG)
George Drummond (SCO)
David Russell (SCO)
Johnny Graham (SCO)
Jack Gordon (SCO)
Jimmy Ross (SCO)
John Goodall (ENG)
Fred Drewhurst (ENG)
Sam Thomson (SCO)
Formazione, ovviamente, il mitico 2-3-5 tanto in voga all’epoca.
Come dicevamo, fu l’ultimo titolo per il PNE, per una crescita degli avversari unita al declino del mitico team degli invincibili, e nel 1893/94, dopo tre secondi posti, il Preston si trovò addirittura a dover affrontare lo spareggio salvezza contro la terza classificata della Division Two, il Notts County, sconfitto 4-0 al Deepdale. Come detto gli invincibili lasciarono pian piano il Lancashire: Ross firmò per l’Evertom, Thomson per il Wolverhampton Wanderers, Goodall se ne andò al Derby County; peraltro Ross stesso, che tornò a Preston dopo una sola stagione, morì di tubercolosi. Insomma, anche tragedie, come la morte di un altro invincibile, Dewhurst. Nel mentre anche il proprietario, il già citato Sudell, perse il controllo del club. Il club iniziò così un’altalena che nel periodo precedente alla prima guerra mondiale lo vide più di una volta sprofondare in seconda divisione e risalire in prima, in quello che viene ricordato come il periodo yo-yo. Il pubblico di Preston però apprezzava il football, e le presenze sugli spalti aumentavano di stagione in stagione.
Il periodo tra le due guerre fu, all’inizio, pessimo: il PNE si ritrovò in Division Two e questa volta ci rimase a lungo (nove stagioni), anche se, nel mentre, arrivò un’inaspettata finale di FA Cup. Nel 1922 i Lilywhites scesero infatti in campo a Stamford Bridge contro l’Huddersfield di Herbert Chapman: fu l’ultima finale lontano da Wembley, che i Terriers vinsero con un goal di Smith su rigore, che bucò l’occhialuto (!) portiere del Preston, James Mitchell. Saltiamo qualche passaggio nella narrazione perchè, incredibilmente, la stessa finale si ripetè sedici anni dopo, questa volta a Wembley, un anno dopo un’altra finale persa, in quell’occasione contro il Sunderland. Stesso risultato della finale di sedici anni prima, sempre un goal su rigore, ma invertito, e fu il Preston ad alzare il trofeo sul filo del rasoio, visto che Mutch segnò il rigore decisivo al 119′ minuto, un soffio prima della fine. Fu l’ultimo trofeo importante nella storia del club. Nel frattempo i Lilywhites non solo erano tornati in massima serie, ma potevano contare su un team nuovamente competitivo, ovviamente pieno di scozzesi (ben 7 su 11 in quella finale) tra cui un certo Bill Shankly (gli altri erano Andy Beattie, Smith, Mutch, “Bud” Maxwell, Bobby Beattie, Hugh O’Donnell): un’abitudine, quella di guardare a nord del confine, che dalle parti di Deepdale non persero. Ma le buone notizie giungevano anche dal fronte delle giovanili, dove un nucleo di ragazzi di talento spingevano per trovar spazio in prima squadra. La seconda guerra mondiale rimandò di qualche anno il loro esordio.
Tra questi ragazzi vi era anche Thomas Finney, anzi Sir Thomas Finney. Nativo di Preston, classe 1922, fece il suo esordio “solo” nel 1946 a causa della guerra, in tempo per fare la storia del club (giocò tutta la carriera con la maglia del Preston) e della Nazionale con cui giocherà 76 partite. Tom Finney, che ora, a 91 anni, è presidente di un club di non-league, il Kendal Town, rimarrà famoso anche per una foto, “the splash”, da cui ha tratto ispirazione lo scultore Peter Hodgkinson per realizzarne la statua posta fuori da Deepdale. L’impatto di Finney sulla storia del PNE è tale che, seppur trattandosi di un periodo senza trofei, la “Tom Finney Era” rimane ben impressa nel cuore dei tifosi, così come il talento del giocatore che è ben riassunto da una battuta, che circolava in quel periodo, che asseriva come Finney dovesse chiedere uno sconto sulle tasse, visto che aveva 10 dipendenti (i suoi compagni di squadra, che in sua assenza parevano persi), Oddio, a dirla tutta Finney fu vicinissimo ad un certo punto a lasciare Preston, direzione…Palermo, che se avete presente Preston e Palermo non sono esattamente la stessa cosa; l’allettante offerta dei rosanero (130 sterline al mese, 10.000 sterline per la firma, un auto e una casa) fu però respinta dal club, nonostante lo stesso giocatore avesse chiesto di valutarla. Per fortuna venne rifiutata, e l’epoca di Finney si chiuse con due secondi posti in campionato e una finale persa in FA Cup (1954, 2-3 contro il WBA).
Fu l’ultimo momento di vera gloria per il club, che iniziò un lento ma inesorabile declino. Nel 1961 venne salutata la massima serie (un anno dopo il ritiro di Finney), e da allora il PNE aspetta ancora di ritornarvi, mentre nel 1964 l’ultimo acuto in FA Cup vide il Preston sconfitto, nuovamente per 2-3, dal West Ham United di Moore, Hurst e compagnia. Ma il declino era ormai irreversibile, e nel 1970 il club conobbe l’onta della terza divisione. Nel libro “Preston North End: 100 years in the Football League” Dave Russell spiega il declino del club principalmente per un fattore di stipendi, con l’abolizione del tetto salariale che da quel momento impedì ai club meno ricchi di poter competere. Un sali-scendi tra seconda e terza serie, alcuni manager dal nome “importante” come Bobby Charlton (la cui avventura non fu fortunata) e Nobby Stiles (che invece ottenne una promozione), peraltro compagni di squadra in quel PNE (Sir Charlton chiuse in pratica la carriera lì, anche se fece ancora 3 presenze nel Watford). Il declino toccò il suo punto massimo nella stagione 1984/85, dopo che il club diverse volte finì sull’orlo del baratro quell’anno infatti vi precipitò, e si trovò a calcare i palcoscenici non prestigiosissimi della Division Four. E nel 1986 il PNE concluse addirittura al penultimo posto della quarta serie, costringendo il club a chiedere la ri-elezione in Football League. Momento bassissimo, dunque: il club poteva solo rialzarsi.
John McGrath, manager per la stagione successiva, fece proprio questo, conquistando la promozione in Division Three, con una strepitosa forma casalinga che molti ritengono essere stata dovuta alla superficie sintentica del Deepdale, preparata proprio in tempo per la stagione 1986/87 (e rimossa nel 1993). McGrath riuscì quasi nel tentativo di ottenere una seconda promozione, ma la sconfitta in semifinale di playoff contro il Port Vale mise fine al sogno di un ritorno in Division Two e al regno del manager, che lasciò poco dopo. Quella dei playoff sembrò essere una maledizione per il PNE, che proprio ai playoff uscì sconfitto dapprima contro il Wycombe Wanderers (guidato da Martin O’Neill) nella finale del 1992, e in seguito contro il Bury nel 1995 (semifinale), nell’anno in cui David Beckham giocò in prestito proprio con la maglia Lilywhite. I problemi comunque non tardarono ad arrivare, e la situazione finanziaria, sempre precaria, sembrò sul punto di esplodere quando provvidenzialmente il gruppo BAXI rilevò il club nello stesso 1995. Dalla nuova proprietà ne trasse beneficiò anche Deepdale, che vide iniziare la necessaria opera di ristrutturazione. La promozione di First Division arriverà però solo nel 2000, due stagioni dopo la nomina di David Moyes a manager.
E proprio con il futuro manager dell’Everton in panchina il PNE sembrò poter ambire alla Premier League, che per il club sarebbe stata una novità assoluta, ma ancora una volta furono i playoff a mettere fine ai sogni dei tifosi, e nel caso specifico la finale persa contro il Bolton Wanderers. Venne anche aperto, in quella stagione, il National Football Museum. Il lavoro di Moyes (chiamato alla guida dei Toffees) venne continuato, dopo il contestato regno di Craig Brown, da Billy Davies. Anche per Davies fatali furono i playoff: nel 2005 perse la finale contro il West Ham United, la stagione successiva la semifinale contro il Leeds United. La Premier League sembrava un sogno irrealizzabile, cosa che purtroppo si è confermata ad oggi, visto che, nel frattempo, non solo il Preston ha abbandonato la speranza di approdare in Premier, ma al contrario è tornato in terza serie. Da segnalare nel mentre la convocazione (stagione 2006/07) di David Nugent in nazionale, visto che si tratta della prima volta di un giocatore Lilywhite con la casacca dei tre leoni dai tempi di Finney.
Chiudiamo con il simbolo e colori. In entrambi i casi, il Preston North End non ha mai variato molto. Per quanto riguarda i colori, dopo una maglia a righine orizzontali bianco-blu e una a righe verticali bianco rosse, dal 1888 la divisa ufficiale prevede maglia bianca e pantaloncini blu (salvo alcune occasioni in cui questi furono bianchi). Anche per il simbolo c’è stata continuità, con l’agnello, simbolo del borough di Preston, da sempre a contraddistinguere il club. Nella sua prima versione l’agnello e le lettere “PP” (princeps pacis in latino, ma per alcuni traducibili anche con “Proud Preston”, visto che come riporta The Beautiful History “Preston has a reputation for pride because in the eighteenth century it was a centre of fashionable society“) erano corredate dalla rosa rossa del Lancashire, che poi sparì nelle versioni successive. Sulla divisa da gioco, a metà degli anni ’70, al posto dell’agnello comparve la sigla P.N.E.F.C., che rimase anche negli anni successivi affiancata però all’agnello, che tornò sulle casacche bianche del club. Chiudiamo con una curiosa usanza che dal 2005 portano avanti i tifosi del Preston: il “Gentry day”, una partita della stagione in cui i tifosi indossano la classica bombetta in memoria di chi non c’è più, tifosi ed ex giocatori deceduti nell’ultimo anno, e che deve il suo nome alla definizione di un manager del PNE degli anni ’70, Alan Ball, che nell’elogiare l’ampio seguito in trasferta disse: “Preston fans are the best, they’re the gentry“. Nonostante la serietà della ricorrenza, il momento è festoso, di aggregazione, di unione, ed è forse il modo migliore per ricordare chi se n’è andato col PNE nel cuore.
“The majority of teams aren’t invincible, but some are. The majority of clubs are just clubs, some however are institutions“. Ci sembra la conclusione più degna per la storia del Preston North End, un club che più degli altri incarna l’essenza stessa di Football, con la F maiuscola, senza la gloria del Manchester United o il fascino seducente di Anfield, ma con quell’alone di leggenda che rende tutto così magico.
P.S. per tutti i tifosi italiani, simpatizzanti, coloro che vogliono saperne di più sul club il punto di riferimento è Preston North End G.B.S., il club italiano del Preston:http://prestonnorthendgbs.blogspot.it/
Trofei
- First Division: 1889, 1890
- F.A. Cup: 1889, 1938
Records
- Maggior numero di spettatori: 42.684 v Arsenal (Division One, 23 Aprile 1938)
- Maggior numero di presenze in campionato: Alan Kelly, 447
- Maggior numero di reti in campionato: Tom Finney, 187
Fonti: Wikipedia; Preston North End History; The Beautiful History; Historical Football Kits
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