Finalmente ho avuto la possibilità di tornare a Preston ed a Deepdale, qui potete trovare un estratto, riguardante il giorno della partita, del mio racconto completo che se interessati potete trovare a questo link (un weekend passato a Manchester e Macclesfield oltre che ovviamente a Preston):
http://rulebritanniauk.blogspot.com/2023/01/mcr-e-dintorni-tra-football-punk.html
A causa dello sciopero dei treni sarebbe stato complicato andare da Manchester a Preston con i bus, avremmo dovuto cambiare a Bolton e ci avremmo impiegato un sacco di tempo, sempre se ce ne sarebbero stati negli orari che ci sarebbero serviti, ma per fortuna in tutti questi anni qualche buona e vera amicizia a Preston me la sono fatta, almeno tre persone si erano infatti offerte di venirci a prendere in macchina, alla fine è arrivato James, un ragazzo la cui famiglia è originaria delle zone di Preston, ma che è nato e cresciuto in Italia, prima di trasferirsi a sua volta proprio lì, per la precisione nel piccolo villaggio di Ribchester.
Il gentilissimo James, ormai un inglese perfetto nei modi di fare e nelle abitudini (non me ne vorrà se descrivo la sua macchina come disordinata e confusionaria, ma almeno ho notato che ci ha appiccicato un adesivo del North End, la batteria del suo telefono è al 15% mentre la mia la 100% ed ho anche due caricabatterie portatili), arriva a prenderci proprio in albergo e così dopo l’abbondante solita colazione ci mettiamo comodamente in macchina, è sempre strano sedersi sulla sinistra essendo un passeggero, ma ci si abitua subito dopo aver percorso pochi chilometri, piove, fa freddo, le strade sono piene di sale, mi emoziono anche solo alla vista di cartelli stradali che indicano i nomi delle città e ad ognuna associo la sua squadra di calcio, anche a quelle più piccole che hanno solo un Club di non league come ad esempio Atherton e mi viene subito in mente l’Atherton Collieries.
Il tragitto dura poco più di mezz’ora durante la quale chiacchieriamo con James della sua vita a Ribchester, del PNE e della giornata che ci aspetta, a dire il vero ancora non sappiamo come poi torneremo a Manchester quella sera dato che i litri di birra in corpo potrebbero spingere il nostro amico a non avventurarsi alla guida, ma a quello ci penseremo dopo, adesso sta per iniziare quello che possiamo definire il “Match Day” o meglio, per ora il “Pre-Match”. Arriviamo a Preston, ed anche qui le emozioni sono tante nel rivedere questi posti, parcheggiamo in zona Moorbrook, non distante dallo stadio per avere poi la macchina già lì pronta a fine giornata, ed andiamo a piedi verso il centro dove abbiamo appuntamento con degli amici, i primi ad accoglierci sono Mark e Christine che, come ci eravamo già accordati, ci accompagnano gentilmente al vicino “The Warehouse”, un club ancora funzionante, dove nel 1980 ci suonarono i Joy Division, era un mio grande desiderio vederlo, anche solo esternamente, a quell’ora è infatti ovviamente chiuso, e farmi scattare qualche foto con la mia nuova piccola bandiera che recita proprio “Joy Division, Preston 28 February 1980” e che raffigura un’immagine di Ian Curtis.
I nostri amici sono gentilissimi e ci raccontano di alcune serate passate da giovanissimi in quel locale che a quanto pare è proprio un posto storico per la città di Preston ed ancora oggi un punto di riferimento per le serate dei ragazzi, addirittura scopriamo che la strada che stiamo percorrendo e che porta alla chiesa “Preston Minster” è l’ultima in tutta la città ad essere ancora ciotolata.
Andiamo poi a pub “Twelve Tellers” dove incontriamo altri tifosi del Preston NE e qui si può ufficialmente iniziare la giornata del football, il nostro “When Saturday Comes”, tra birre, risate, strette di mano e pacche sulle spalle, tutto all’insegna della nostra squadra del cuore, mi sento di nuovo finalmente a tutti gli effetti uno di loro e mi fa piacere sentire il loro calore, la loro amicizia, quanto è diverso vivere così il giorno della partita piuttosto che viverlo da casa davanti ad un computer, quanto mi mancavano queste sensazioni.
Il tempo, come sempre quando ci si diverte, passa velocemente ed allora è proprio il momento di salutare tutti e di andare a piedi verso lo stadio, la partita, come da tradizione al sabato, inizierà alle 15, mancano pochi minuti quando intravedo i riflettori di Deepdale, la casa del football. Capisco di essere davvero lì quando sento urlare il classico “Program! Program” ed acquisto il classico Match Program. Altre emozioni. Ricordi, immagini che scorrono nella mia mente, sono agitato, per la partita, per le sensazioni, ma anche perché mi rendo conto che entreremo in ritardo, infatti al Ticket Office, dove dobbiamo ritirare i biglietti acquistati on line, c’è una fila abbastanza lunga da farci capire che non sentiremo cantare “Can’t Help Falling in Love” mentre le squadre faranno il loro ingresso in campo. Allo stesso tempo però sono quasi felice, perché sento di vivere la partita come un comune tifoso inglese che arriva all’ultimo momento senza l’ansia di dover arrivare molto prima per fare foto, per andare allo shop, per prendere posto con calma, ci siamo goduti il pre partita con birre e chiacchierate, questo è quello che per me conta, condividere questi momenti con i tifosi, i primi anni che ci venivo la vivevo diversamente, arrivavo molto prima allo stadio e facevo pure le foto con i giocatori che arrivavano a Deepdale con le loro macchine, entravo prima sugli spalti per godermi tutto sin dall’inizio, adesso, già da qualche anno a dire il vero, preferisco viverla così, stare con i tifosi, la vera anima di ogni Club di calcio, fare nuove amicizie, tenere strette quelle già assoldate, piuttosto che cercare di “farmi conoscere” dai giocatori che alla fine si mettono a disposizione per una foto o un autografo, ma che poi mai si ricorderanno di te.
Portandoci verso il nostro settore noto ammiro il murales dedicato alla storica squadra femminile del PNE, chiamata “Dick Kerr’s Ladies”, che giocò a Deepdale tra il 1917 ed il 1965, spesso anche con scopi benefici durante le Guerre, e che ebbe grande successo e seguito da parte del pubblico.
Quando attraversiamo i tornelli che ci portano a salire verso la “Alan Kelly Town End”, il settore più caldo della tifoseria del PNE che in Italia chiameremmo “Curva”, l’adrenalina sale per davvero e la sento forte dentro di me, appena vedo Deepdale dentro, gli spalti pieni, il terreno di gioco, le squadre già in campo, i tifosi che imprecano o incitano, capisco di essere lì per davvero, prendiamo i nostri posti, gli unici tre vicini trovati in pratica in tutto il settore al momento dell’acquisto, siamo seduti, ma l’obiettivo sarà quello di portarci nel secondo tempo più indietro, dove si può stare in piedi e dove ci sono i ragazzi che lanciano i cori e che suonano il tamburo.
Devo dire che la partita, almeno il primo tempo, non è il massimo e sono gli ospiti, i londinesi del Queens Park Rangers, a giocare meglio ed a farsi maggiormente pericolosi, ma quasi nemmeno me ne rendo conto, sono troppo occupato a guardarmi intorno, a sentire i rumori, i suoni, i cori, le grida di disapprovazione, qualche incitamento, vedere tifosi che vanno e vengono dal punto ristoro (non si possono portare le birre sugli spalti) e qualcuno che ci va poco prima della fine del primo tempo per arrivare prima della ressa; una mossa in effetti intelligente, infatti noi ci andiamo nel corso dell’intervallo, ma siamo disposti a fare una lunga fila pur di avere la nostra “Butter Pie”, una specialità di Preston, un classico anche qui allo stadio.
Dopo la lunga attesa arriva il nostro turno… la “Butter Pie” è terminata naturalmente, ripieghiamo allora sulla comunque ottima “Chicken Pie”, un tortino, o pasticcio, bollente con un ripieno di pollo e qualche altra cosa (o schifezza direi) che ammetto a casa non avrei mai mangiato… ma qui tutto si può fare, torniamo, ovviamente a partita iniziata, nella Town End e troviamo posto in alto, dove si sta in piedi e si canta, riconosco e saluto qualche ragazzo già visto in precedenti partite e con i quali ci si sente tramite i social, ora, qui, mi sento ancora meglio e mentre mi scaldo dal freddo gelido con il delizioso tortino vedo la squadra faticare e poi subire il gol dello 0-1. Imprecazioni, ma poi subito incitamento alla squadra, ci si scalda per un semplice cross, appena la palla arriva nei pressi dell’area avversaria i tifosi si esaltano, mi ritrovo a cantare ed a divertirmi facendomi coinvolgere da questo spirito positivo.
Ormai manca poco alla fine del match, i ragazzi in campo ci provano a pareggiare, ma nonostante un paio di buone occasioni non riescono a segnare, ammetto di restare un po’ deluso nel vedere la Town End svuotarsi ancor prima del fischio di inizio, nemmeno quelli nel settore più “caldo” dove si cantava aspettano, restano lì in pochi, compreso il ragazzo con il tamburo, devo dire che questo in una curva italiana non si sarebbe visto, da quello che so e che ho vissuto gli Ultras non sono soliti a lasciare il loro posto prima della fine. In generale, ma già lo sapevo, il tifo non è stato eccezionale, spesso partono cori improvvisati e che nemmeno in tanti seguono, non c’è una vera e propria organizzazione e dei tifosi addetti a lanciare cori ed incitamenti alla squadra, e spesso l’atmosfera ne risente parecchio, ma questo, si sa, è lo stile british, mancano anche bandiere e striscioni e siamo proprio noi gli unici a fine partita ad esporre una pezza dei GBS, per scattare qualche foto, non è mia abitudine mettermi in mostra o voler far vedere che sono italiano ed infatti ormai lo stadio è vuoto, ci sono solo gli stewards che gentilmente ci invitano poi verso l’uscita, ma è sempre un orgoglio sventolare la nostra bandiera!
Ed allora posso dare solo un ultimo veloce sguardo al campo ed agli spalti, saluto Sir Tom Finney, Bill Shankly ed Alan Kelly, leggendari giocatori del passato del Club i cui volti sono riprodotti sui seggiolini dei diversi settori a loro dedicati, scendiamo le scale e ci ritroviamo fuori e penso che è già finita, sembra essere durata così poco e nemmeno do troppa importanza alla inaspettata e deludente sconfitta, e pensare che le aspettative erano alte dato che il sabato precedente avevamo vinto nettamente ad Ewood Park uno dei nostri derby contro il Blackburn Rovers.
Una veloce visita allo shop, ma è talmente pieno che decidiamo di non acquistare niente, passiamo per un saluto dalla statua di Sir Tom Finney, guardiamo la facciata esterna dello stadio illuminata di blu dove ci sono in risalto il logo del Preston North End ed il volto sempre di lui, della leggenda Tom Finney, e diamo davvero l’ultimo arrivederci a Deepdale, il cartellone che indica il giorno della partita ed il nome della squadra avversaria e già stato cambiato e riporta già i dati del prossimo turno casalingo e ci fa capire che è davvero finita. La partita intendo.
Perché adesso è tempo di “Post Match”. Ed è la parte più bella di tutta la giornata.Andiamo a piedi al “The Moorbrook Inn” ed appena apriamo la porta ci troviamo lì in mezzo ad una ressa incredibile due amici “storici” come Ian e Trevor, saluti, abbracci e, manco a dirlo, birra offerta per tutti, ed è proprio a Trevor che chiedo come mai non si trova la Boddingtons a Manchester così come, lo avevo notato anche nel pub del pre-match, a Preston, era proprio stato lui infatti negli anni indietro ad offrirmela sempre ed a considerarla tra le migliori e tipiche di queste zone, mi spiega che è in effetti un po’ decaduta e che ora è quasi impossibile trovarla nei pub, me ne rammarico, come immagino anche lui, perché ci piaceva parecchio.
Inizia comunque la parte più divertente del nostro “When Saturday Comes”, dopo essere stati in piedi per circa mezz’ora a chiacchierare in mezzo all’andirivieni della gente, ogni tanto qualcuno mi saluta ed è bellissimo sentirsi a casa, vediamo che un tavolo si è liberato, ci accomodiamo e vado al bancone ad ordinare qualche pizza, infatti questo pub è conosciuto a Preston per fare un’ottima pizza con forno a legna e da italiani non possiamo fare a meno di mangiarla come avevamo già fatto anni fa. Il ragazzo al bancone mi dice che però entro mezz’ora dovremo liberare il tavolo dato che è stato prenotato per le 19, quando lo dico a Trevor lui non fa altro che prendere la targhetta della prenotazione e spostarla su un altro tavolo più piccolo da poco liberatosi… problema risolto ed abbiamo così il tavolo disponibile per tutta la serata!
Poco dopo si aggiunge al tavolo anche un altro amico di vecchia data, Steve, e la compagnia, anche grazie alle birre, si fa sempre più piacevole e divertente, noto che James cerca di trattenersi dal bere, gentilmente ha infatti deciso che ci riporterà in macchina a Manchester. Good lad!
Si parla di tutto e di più, ma dal punto di vista calcistico la giornata va sempre peggio, infatti dopo la sconfitta del PNE assistiamo in televisione alla vittoria dei Rovers a Carrow Road contro il Norwich, a preoccuparsi più di tutti è James dato che Ribchester è un “feudo Rovers” ed il giorno dopo non sarebbero di certo mancati gli sfottò nei suoi confronti!
Le pizze si confermano molto buone e come prevedibile non mancano le battute e quindi il detto “Win or lose we booze” (più o meno “che si vinca o si perda noi ci ubriachiamo”), diventa “Win or lose Italians having pizza” (“che si vinca o si perde gli italiani mangiano la pizza”), la magnifica serata mi ripaga dalla delusione per la sconfitta e quando è ora di tornare a Manchester la nostalgia comincia già a farsi sentire, salutiamo i nostri amici, quelli di sempre, quelli che ci sono sempre, dandoci appuntamento per la prossima.
Ah, poi quella targhetta della prenotazione che recita "Tracy 07.00" me la sono ritrovata chissà come nel mio zaino, sicuramente è stata opera di Trevor, in ogni caso ora è nella mia mansarda come uno dei ricordi di questo viaggio!